Esattamente vent’anni fa, il 3 febbraio 1991, i dirigenti del Partito Comunista Italiano decisero di chiudere quella straordinaria esperienza, sciogliere il PCI e dare inizio, con la nascita de Partito Democratico della Sinistra, ad un nuovo corso politico post comunista. Il XX Congresso del PCI, presieduto dal Segretario Achille Occhetto, arrivò alla fine di un lungo dibattito iniziato subito dopo la caduta del Muro di Berlino, prevalsero le tesi di coloro che sostenevano che l’esperienza del socialismo reale fosse finita e che fosse necessario dare vita ad un partito riformista di tipo europeo. Lo sconcerto tra i militanti era palese ma ancora una volta la dirigenza riuscì a convincere gli iscritti della bontà dei loro progetti. Come quando il PCI di Berlinguer decise di sistemarsi sotto l’ombrello della NATO, dal comunismo all’imperialismo capitalista come fosse un passaggio di poco conto….
Già alla prima prova elettorale, le elezioni politiche del 1992, si ebbe la conferma che la scelta dei vertici non fosse la più azzeccata, dal PCI che pochi anni prima era addirittura diventato il primo partito italiano con oltre il 34 % dei voti, si scese ad un deludente 16%. Ma questo non dissuase i vertici del PDS che continuarono la loro discesa verso posizioni sempre più centriste se non addirittura di destra. Massimo D’Alema, che durante il XX Congresso non mancò di esprimere le sue perplessità su quanto ci si apprestava a fare, nel 1994 divenne Segretario del PDS in sostituzione di Achille Occhetto che si dimise dopo la sconfitta elettorale contro la destra guidata da Silvio Berlusconi. Da quel momento la deriva del PDS verso il capitalismo borghese è stata irrefrenabile. Il PDS divenne prima Democratici di Sinistra e poi Partito Democratico, e con la coalizione dell’Ulivo guidata da Romano Prodi, un rappresentante della borghesia cattolica, arrivò a governare il Paese sconfiggendo per ben due volte Berlusconi e la sua armata fascio-leghista. I risultati di quelle esperienze furono talmente deludenti da non riuscire a portare a termine le legislature e da incoronare Berlusconi come monarca assoluto del nostro sventurato Paese.
Ora la situazione è sotto gli occhi di tutti, l’Italia, che negli anni settanta era da molti considerato uno dei paesi dove si viveva meglio, è scivolata sempre più indietro negli indicatori economici e sociali, si è perso tutto quanto conquistato dai lavoratori e dai progressisti in decenni di dura lotta spesso bagnata nel sangue a causa dalla repressione delle polizie al servizio della borghesia dominante. La situazione politica è al ridicolo e la società italiana sta scivolando sempre più verso la banalità e la povertà culturale. A questo punto non resta che chiederci come uscire dal disastro. Sicuramente non ne usciamo con le armi dell’attuale politica che propone soluzioni identiche a quelle che hanno creato il disastro. A destra ed a sinistra si parla di misure “straordinarie” che non vanno mai oltre il mantenimento dello status quo. Da vent’anni si parla di federalismo, a sproposito perché il federalismo serve per unire popoli divisi non per dividere popoli uniti, si parla di liberalizzazione dell’economia come toccasana per lo sviluppo senza dire che sono state proprio le misure liberiste a distruggere lo stato sociale che garantiva benessere generalizzato e di conseguenza proprio quello sviluppo che solo si può raggiungere se la ricchezza viene equamente divisa invece di finire nelle mani di pochi cialtroni che esportano impunemente i capitali nei paradisi fiscali. Da anni si parla di moralità della vita pubblica ma si continuano a promuovere stili di vita che vanno in direzione contraria con esempi che vengono da chi sta al vertice del potere amministrando il bene pubblico con mentalità gerarchica ed autoritaria sentendosi al di sopra di tutto e di tutti. Mentre il Mediterraneo sta andando in fiamme, vedi Grecia, Albania e tutto il Nord Africa, in Italia si discute di un Presidente del Consiglio che paga profumatamente squallide puttanelle per rallegrare i suoi festini, elargisce prebende a destra e manca per avere la maggioranza in parlamento, fa eleggere i suoi sodali , troie e suoi avvocati in primis, e cerca di difendere il suo immenso potere acquisito anche grazie all’inesistenza di una vera opposizione in grado di proporre soluzioni interessanti.
Ma sta proprio nell’assenza di un’opposizione vera il dramma del nostro paese! Berlusconi, fascisti e borghesia cialtrona fanno il loro lavoro, perseguono i loro fini, ma la sinistra che dovrebbe difendere gli interessi di tutti cosa fa? Rincorre!!!! Rincorre la destra sul suo terreno, parla in primis di federalismo malgrado l’Italia non possa essere più federale di quanto lo sia già, ci si dimentica che oltre al governo nazionale abbiamo un’infinità di governi regionali, provinciali, comunali, di quartiere, bacini imbriferi, comunità montane anche in mezzo al mare, ecc., con una schiera di politici e portaborse che si mangiano buona parte del reddito del paese! Poi rincorre la destra sulla via delle liberalizzazioni, la politica di svendere i servizi pubblici, quei pochi rimasti, all’imprenditoria rampante, senza chiedersi se questa sia la strada giusta. Nemmeno se lo chiedono, sanno che elargendo prebende si ha il consenso, e non solo, dei beneficiari che con le loro ricchezze fanno si che il popolo venga tenuto sotto anestesia con gli strumenti della “democrazia” liberale che tutto è tranne che democrazia.
Intorno alla sinistra parlamentare si muovono una marea di personaggi che altro non fanno che confondere ancora di più i cittadini che si sentono abbandonati a se stessi. Da una parte i capipopoolo alla Grillo, i Santoro e Travaglio che sembrano decisi a “scendere in campo” con un loro movimento, che altro non fanno che cercare di emulare Berlusconi con l’antiberlusconismo. Poi i movimenti popolari “spontanei” tipo i girotondini, i popoli viola e di altro colore che rappresentano tutto ed il contrario di tutto. A sinistra del PD si sta illuminando la stella di Nichi Vendola che sa incantare le platee con il suo linguaggio forbito ed accattivante e che mira a guidare il centro-sinistra in un ipotetico governo soffiando la poltrona ai notabili del PD. Interessante, fa emozionare, ma la proposta politica dove stà?
Infine i comunisti, quella fetta di individui che non hanno accettato la svendita del patrimonio politico e culturale della sinistra. Si definiscono tutti comunisti ma…. orgogliosamente divisi! Ci sono i Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista che messi insieme non si sa se in ipotetiche elezioni riusciranno ad andare oltre il 2%, poi i comunisti extraparlamentari divisi tra gli stalinisti, i leninisti, i marxisti, i maosti, i trotzkysti, i comunisti libertari, ecc., ecc.
Siamo in una situazione che definire ridicola è dir poco, l’attuale sistema politico fa si che Berlusconi domini incontrastato dal basso del suo consenso che si aggira intorno al 20%, il trenta per cento del 70 che si reca alle urne. Lo può fare grazie al sostegno incondizionato della Lega che accetta tutto ed il contrario di tutto pur di non mollare le poltrone su cui si sono insediati coloro che gridavano ai “ladri di Roma”, ma sempre in perfetta minoranza malgrado lui sfacciatamente continui a vantare l’incondizionato sostegno della stragrande maggioranza degli italiani. E lo può fare soprattutto grazie al fatto che si è dato per scontato, anche in molta parte della sinistra, che "sono finite le ideologie", la più grande bufala dei padroni per dominare i popoli.
Come uscire da questo incubo infernale? Certamente non con le ricette fino a qui proposte dal centrosinistra e dalla cosiddetta sinistra radicale che ha trovato in Vendola il nuovo leader. Tantomeno con la ormai decrepita allenza tra RC e PdCI e nemmeno con la sinistra comunista movimentista e divisa.
Quello che serve è una seria riflessione sui motivi che hanno condotto il movimento progressista alla debacle che ha come conseguenza il grave impoverimento materiale spirituale della popolazione. Proprio in concomitanza con la scomparsa del PCI è iniziata questa caduta di valori e di potere contrattuale dei lavoratori. Partiti che non rappresentano più nessuno se non i loro interessi, sindacati che ammiccano ai padroni disinteressandosi dei problemi reali dei lavoratori; artisti e uomini di cultura allo sbando, abbandonati dallo stato e privi del coraggio necessario per tornare ad essere quella guida fondamentale al risveglio delle coscienze. Se la fine del più grande partito comunista d’occidente, voluta dai suoi stessi dirigenti, è coincisa con l’inizio del degrado dell’intero paese, se il liberismo ha mostrato la sua brutalità e si sta avviando verso il definitivo fallimento, non ci sono dubbi sul fatto che serva ricostruire, se non il PCI, un grande movimento unitario che si riconosca nei valori del socialismo, dell’anticapitalismo e dell’antimperialismo. Un movimento che sappia raccogliere il consenso delle masse diseredate, dei lavoratori, delle persone oneste, degli intellettuali e di tutti i sinceri progressisti. Per poter raggiungere questo obbiettivo serve munirsi dell’unica arma in nostro possesso: l’unità. Bisogna dunque uscire dalle appartenenze settarie, far tesoro di quanto in passato persone e movimenti hanno contribuito alla conquista di diritti ora andati perduti. Bisogna rileggere la storia di tutti i movimenti e le esperienze che si rifanno al pensiero socialista, rigettare qualsiasi approccio di tipo riformista ed avere chiaro che solo la costruzione di una società socialista ci farà uscire dalle prigioni del nuovo schiavismo mascherato dietro la retorica rappresentata dalla democrazia borghese che tutt’altro è meno che democrazia. Le sollevazioni in corso nell’area del Mediterraneo a nulla serviranno se lasciate a se stesse, la ribellione se non diventa rivoluzione non serve a nulla se non ad illudersi che le cose cambino cambiando il manovratore. L’Egitto in rivolta continuerà ad essere un paese schiavo dell’imperialismo! Passerà dalla dipendenza agli USA alla dipendenza agli USA! Quelli che hanno sostenuto il dittatore Mubarak per poi scaricarlo al primo soffio di vento per sostenere la ribellione popolare e sottometterla nuovamente agli interessi imperiali.
Facciamola finita con le divisioni e con le parole al vento, o si cambia sistema oppure non cambia nulla!
Buona rivoluzione a tutti!